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MUGAZINE – ENRICA DAMINI

Benvenuta! Raccontaci brevemente chi sei e di cosa ti occupi…

Ciao, sono Enrica, sono project manager in un’organizzazione internazionale che si occupa di media pubblici e faccio consulenza in trasformazione digitale, ovvero aiuto organizzazioni come la Rai (o l’equivalente nei vari paesi del mondo) a evolversi e rimanere competitivi visti i cambiamenti tecnologici e sociali dei nostri tempi.

 Qual è la tua storia?

Sono cresciuta in Veneto (provincia di Treviso) e ho studiato in triennale Arti Visive e Teatro a Venezia, facendo anche un Erasmus in Francia, mentre in magistrale ho studiato Politiche Culturali e Gestione delle Organizzazioni Culturali in Regno Unito. Dopo questo percorso universitario ho cercato lavoro in Svizzera: ero la classica neolaureata che sapeva di voler lavorare nel mondo dell’Industria Culturale e Creativa, senza però conoscere quali fossero tutte le professioni e opportunità del mercato. Ho trovato lavoro alla European Broadcasting Union, conosciuta per l’Eurovision Song Contest. Prima ho lavorato nel loro dipartimento radio, dove supportavo la governance e organizzavo eventi. Ora invece coordino dei progetti di consulenza strategica chiamati Transformation Services, in cui analizziamo i modelli organizzativi dei media pubblici e forniamo consigli su come evolvere per rimanere competitivi nel mercato.

Come sei arrivata poi a far parte della nostra community di coworkers?

Mentre lavoravo in Svizzera mi sono iscritta a un Master Universitario a Padova, in sviluppo sostenibile del territorio, e ho scritto una tesi su iniziative di innovazione sociale nei territori rurali, in particolare analizzando Dolomiti Hub, uno spazio di coworking che era appena nato nella pedemontana veneta. Per capire come funzionano questi spazi ho fatto ricerca su coworking sia in territorio italiano che svizzero, ed ho esplorato spazi di coworking esistenti e già avviati in varie città. Delle ricerche sul territorio bolognese mi hanno fatto scoprire MUG, e visto che nell’ultimo anno la mia vita personale mi ha portato ad essere a Bologna spesso ho deciso di venire a trovarvi. Ho conosciuto prima Linda, che mi ha accolto molto calorosamente, e sono poi entrata all’interno della community di MUG, quindi, oltre ad affittare una scrivania ho preso parte a eventi sia dentro che fuori la struttura, insieme agli altri coworkers. Secondo me le colazioni di networking sono un’iniziativa molto bella perché ti permettono di conoscere non solamente gli altri “colleghi” coworkers, ma anche diversi ospiti esterni. Per le persone come me che non sono di Bologna è stato importante per conoscere meglio questo territorio e i professionisti che lo abitano.

Quindi hai un bel rapporto con gli altri coworkers?

Sì, secondo me MUG può essere fonte di ispirazione per altri co-working. Qui ho trovato persone che stanno diventando vere e proprie amiche, a Bologna non conoscevo nessuno e quindi sono venuta qua anche per creare delle relazioni. A MUG c’è proprio un bel gruppo: ci troviamo sia nelle pause in orario di lavoro come il pranzo, ma spesso anche al di fuori, per cene, aperitivi e altre attività. Per qualcuno MUG ha portato delle nuove opportunità lavorative, spero accada presto anche a me!

Cosa pensi del futuro del tuo settore? Parlo in generale del settore dei media…

Sicuramente il mio settore è in continua evoluzione, ma non riesco a prevedere per certo quali saranno i prossimi cambiamenti. Facendo consulenza in trasformazione digitale posso dire che la tecnologia può aiutare a lavorare meglio, ma nei media pubblici a volte è difficile innovare. Penso che la stessa cosa valga per molte piccole-medie imprese in Italia: parlando con colleghi e amici mi rendo conto che ci può essere poca attenziona al fattore umano quando si parla di trasformazione digitale, e questo è un limite.

 Quali sono alcuni tuoi tratti caratteristici come professionista?

Io sono una persona molto socievole e mi piace lavorare con altre persone. Se mi viene commissionato un lavoro individuale ovviamente lo porto a termine, ma la cosa che mi motiva di più è la carica che mi dà condividere le sfide con altre persone. Avere un obiettivo comune e vedere altre persone che si impegnano insieme a me mi piace molto. Anche nel tempo libero cerco di stare sempre insieme ad altre persone e spesso ho un ruolo di “aggregatrice”.

E invece com’è la Svizzera? Quali differenze ci sono con l’Italia?

La Svizzera è un paese molto piccolo e diversificato fra le varie regioni, quindi non posso parlare in generale. Io conosco meglio la parte francofona, in particolare Losanna e Ginevra. Posso dire che è una società molto efficiente, tutto funziona bene e certi aspetti della vita sono quindi molto facilitati, però dal punto di vista sociale e relazionale è più difficile entrare in contatto con le persone.

E le altre esperienze di vita che hai avuto all’estero come sono state?

Sono circa nove anni che vivo all’estero. L’esperienza della magistrale in Inghilterra mi è piaciuta moltissimo anche perché facevo là l’Università e mi sentivo sempre circondata da menti brillanti e appassionate. Poi la mia prima vera esperienza lavorativa è stata in Norvegia, lì all’inizio è stato tutto un po’ in salita perché ero andata là senza essermi troppo organizzata, però poi ho preso il via ed è stato davvero formativo sotto tutti gli aspetti. Avevo 23 anni e quindi era tutto nuovo per me, non solo il luogo geografico.

C’è qualcosa che vuoi consigliare a chi legge MUGAZINE?

 Mi vengono in mente due cose:

Una è il film “Pomodori verdi fritti alla fermata del treno”, in particolare la famosa scena del grido di battaglia “TOWANDA!!” – un urlo liberatorio contro le oppressioni.

Mentre l’altra è un grande classico, cioè “Il Gabbiano Jonathan Livingston” di Richard Bach, un libro che incoraggia all’esplorazione e al guardare oltre.

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