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MUGAZINE – SARA MANTOVANI

Ciao Sara, ci racconti chi sei e di cosa ti occupi?

Credo che sia abbastanza difficile definirsi in poche parole o con pochi tratti quando sia nella vita personale che in quella professionale si siano fatte diverse esperienze e si sia vissuto in diversi luoghi come è capitato a me. Proviamoci!

Da dove partiamo?

Partiamo da dove vengo, sono emiliana, ma ho lasciato il natio borgo nella bassa reggiana ormai ben 25 anni fa, la mia prima esperienza professionale dopo la laurea è stata infatti a Bruxelles, al Parlamento Europeo. Questa esperienza è stata in buona parte l’inizio di quello che faccio oggi: per 20 anni della mia vita professionale ho fatto quello che io amo definire “il numero 2” cioè ho affiancato dei “numeri 1” aiutandoli a mettere in fila e organizzare cose, persone, idee, eventi, budget, campagne elettorali… Credo che buona parte dell’esperienza che ho acquisito in quei 20 anni sia poi quello che mi porta a fare quello che faccio oggi, cioè il professional organizer.

Per quanto singolare è un percorso coerente quindi… Hai passato 20 anni a Bruxelles?

No, sono stata 5 anni a Bruxelles, poi sono rientrata in Italia per alcuni anni, prima a Bologna poi Roma, poi di nuovo Bologna. Dopodiché sono stata in Inghilterra a Oxford per due anni (esperienza davvero interessante), poi di nuovo in Italia a Trieste e, infine, di nuovo Bologna.

Sara nella sua postazione di Coworking
Networking con la community

E ora in che cosa consiste il tuo lavoro?

Di per sé mi occupo di due cose. Provengo dalle relazioni pubbliche e istituzionali e quello è un mondo che ancora frequento, per circa la metà del tempo che dedico al lavoro mi occupo di relazioni con i media ed è un lavoro molto interessante perché collaboro con la stampa straniera e questo mi consente di continuare a parlare quelle due lingue che se no perderei.

L’altra metà del mio tempo professionale lo dedico a fare la Professional Organizer, che è anche la ragione che mi ha fatto “sbarcare” qui a MUG. Questa è una professione ancora abbastanza sconosciuta, ma che nel tempo sta diventando sempre più diffusa. In poche parole, si occupa dell’organizzazione della persona (non organizziamo eventi) nei diversi ambiti della vita: personale, domestico, famigliare e, nel mio caso, della vita professionale, cioè aiuto professionisti e manager a riprendere il controllo di tempi, spazi ed energie dedicate alla vita lavorativa, possibilmente prima di andare in burnout. Insomma rimettiamo in fila le cose.

È un tema sempre più attuale quindi… Come vedi il futuro del tuo settore? In quanti professional organizer siete ora?

Il futuro dipende in parte dal mercato e in parte da noi: tutte le nuove professioni nascono perché c’è un bisogno, nel nostro caso il bisogno è abbastanza evidente, di persone oberate dal lavoro, che fanno fatica a districarsi con il lavoro un po’ in ufficio e un po’ da casa, che dicono “non ho tempo per..” che si affannano con l’impressione di non arrivare mai a fare tutto il necessario ce ne sono molte in giro, ma forse non è ancora così evidente che c’è una figura professionale che li può aiutare a risolvere quel determinato bisogno.

Abbiamo anche un’associazione professionale APOI. Forse non tutti sanno che in Italia non è più possibile costituire nuovi ordini professionali come, ad esempio, quello degli architetti o dei geometri e quindi le nuove professioni per regolamentarsi si appoggiano alla legge 4/2013 che permette di costituire appunto le associazioni professionali.

All’interno dell’associazione i professionisti sono chiamati non solo a rispettare uno statuto, un codice etico e una deontologia professionale, ma anche ad accumulare crediti formativi, il che significa di conseguenza avere degli standard di qualità dei servizi che è una forma di tutela per cliente che per il professionista che si forma e si aggiorna costantemente.

Il futuro del settore dipenderà anche dalla capacità di APOI e dei professionisti di farsi conoscere in modo corretto. In Italia siamo circa 100 professional organizer, ancora in pochi, stiamo lavorando per fare crescere sia la professione che la regolamentazione della stessa.

Sara e Federica durante l’aperitivo di Natale 2022
Sara a MUG durante il periodo pandemico

Cosa ti ha portato quindi a MUG? La ricerca di nuovi clienti?

No, la verità è che sono venuta qua per non divorziare 🙂

A parte gli scherzi, sono arrivata a MUG durante la pandemia, quando eravamo tutti costretti al remote working e sebbene a casa abbia lo spazio per lavorare mi piaceva l’idea di vedere altre persone e relazionarmi con esse.

Com’è stato l’impatto quando seri arrivata a MUG? Come ti sei trovata?

Sono una delle prime coworkers di MUG, quindi all’inizio eravamo in pochissimi e il pensiero era solamente: “grazie perché c’è un posto comodo che non è casa mia dove posso lavorare”, poi quando abbiamo cominciato a riempirci è stato bello. Uso il noi apposta, è un posto dove tutte e tutti ci sentiamo a casa. Quando racconto MUG a chi non frequenta lo spazio dico che qui dentro siamo molto eterogenei, abbiamo delle estrazioni non solo professionali ma anche personali molto diverse, età diversissime, eppure tutti si sentono a casa ed è questa la cosa bella di MUG. Oltre alle relazioni con i singoli coworkers mi piace cogliere la possibilità di interagire con chiunque usa MUG anche dall’esterno per eventi, progetti, formazioni… Ad esempio, l’esperienza come mentor di Battiti l’ho trovata molto interessante perché mi ha dato la possibilità di interloquire con persone che non sarebbero forse mai state né nel mio cerchio di clienti né nel mio cerchio di relazioni sociali.

Sara fa da mentor a una nuova impresa accelerata da Battiti, il programma di formazione Emil Banca e Kilowatt

Chi ti piacerebbe incontrare qua nei prossimi mesi?

Mi lascio sorprendere, come mi sono lasciata sempre sorprendere da tutto quello che è successo MUG fino adesso. Il fatto che chiunque possa venire qua per diversi motivi porta tanta varietà, inoltre anche la stessa Emil Banca che utilizza MUG per specifiche attività mi fa sempre trovare persone interessanti.

Tornando a te quali sono i tuoi tratti distintivi? Come ti vedi sia come professionista che come persona?

Forse è più facile dire come mi vedono gli altri… C’è una caratteristica che mi viene riconosciuta sia a livello personale che a livello professionale che è l’affidabilità, sono una persona sulla quale si può contare. Questo ha un lato positivo evidente e apprezzabile, ma ha anche un lato negativo limitante, cioè il fatto che per essere sempre affidabile a volte perdi delle occasioni perché vuoi rischiare poco… Se c’è un lato meno “glamour” dell’essere affidabile è che c’è una bassa propensione al rischio e quindi si possono perdere delle occasioni.  Direi però che il professional organizing unisce le due cose, ho rischiato su una professione nuova nella quale l’essere affidabile è tratto distintivo fondamentale 😉

Ci vuoi raccontare qual è stato un tuo insuccesso che ti ha aiutata a crescere in questi anni?

Visto che ormai non sono di primo pelo probabilmente non ce n’è stato solo uno… Circa ogni 10 anni mi capita una sliding door, dove capisco che forse quello che volevo realizzare non si può realizzare davvero o bisogna farlo in altro modo. Le prime due sliding doors intorno ai 25 e ai 35 anni sono state pure un tantino pesanti da sopportare dal punto di vista emotivo. Ad esempio per la seconda, visto che negli anni avevo già costruito una buona parte della mia carriera pensando che sarebbe stata legata al mondo della politica, quindi non si trattava solo di carriera professionale, ma di una vera e propria vocazione con alla base degli ideali e dei valori. Insomma quando non è andata come credevo è stata una vera e propria “porta in faccia”. Però da tutto impari, è banale dirlo ma quello che io sono oggi è frutto anche di quelle svoltate brusche che mi hanno portato a ricostruire. Senza quelle forse non avrei cominciato a lavorare nelle PR, non avrei cominciato a pensare che potevo fare la professional organizer, non sarei andata a vivere in Inghilterra, non sarei andata a Bruxelles la prima volta, ecc ecc. Sono state sliding doors che poi hanno aperto nuovi orizzonti, per quanto è stata grande la botta è stato grande anche quello che ne è derivato.

Hai qualche frase o citazione simpatica che vuoi condividere con noi?

Una persona mi ha detto: “Tu per me sei Mr. Wolf”, citazione di Pulp Fiction. Ho trovato bello questo modo di dire che intende che io posso risolvere qualsiasi tipo di problema. Aggiungo però che mi piacerebbe prevenirlo il problema, poi nel caso si risolve anche, ma il mio vero obiettivo sarebbe prevenirlo. Un altro termine che mi hanno accostato di recente è il verbo inventato “Marypoppinsare” perché nel sistemare le cose e nell’approcciarmi ai problemi pare che io abbia un atteggiamento deciso e ottimista come Mary Poppins. Magari potessi dire che tutto è possibile anche l’impossibile come lei, diciamo che mi accontento di tirare fuori il meglio dalle risorse che le persone hanno a disposizione.

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