Inauguriamo con questa intervista la rivista digitale “MUGAZINE”, pensata per fare conoscere meglio la community di MUG al mondo esterno. I primi coworkers che abbiamo intervistato sono Luca e Francesco di Bank Station, che ci hanno parlato un po’ della loro attività imprenditoriale e non solo.

Ciao! Chi siete e di cosa vi occupate?
Siamo Francesco Namari e Luca Dann, founder di una startup innovativa chiamata Bank Station che si occupa di educazione finanziaria, sia sui social media che in formato podcast.
Realizziamo contenuti per una divulgazione indirizzata a tutti, il linguaggio è comprensibile per un pubblico generalista, che è quello dei social media. Siamo prevalentemente su Instagram e TikTok per i formati video, mentre i podcast vengono caricati su Spotify e su tutte le altre piattaforme di streaming audio.
Il nostro modello di business consiste nel collaborare con aziende che hanno intenzione di promuoversi tramite materiali e contenuti di educazione finanziaria, in logica “branded content”.
Come vedete il futuro del vostro settore?
Vediamo il nostro settore molto in crescita, infatti ci sono sempre più players che fanno questo mestiere. Anche figure importanti e molto conosciute si stanno dedicando al problema della scarsa alfabetizzazione finanziaria in Italia. Vediamo che c’è più attenzione a questo tema anche dai nostri clienti, mentre un anno e mezzo fa era difficile convincere le aziende a commissionarci dei contenuti di educazione finanziaria, ora abbiamo notato una maggiore richiesta.


Perché avete scelto di lavorare in un coworking? E perché proprio MUG?
Beh diciamo che è stato MUG a scegliere noi! Stavamo cercando una “casa” e qui abbiamo trovato un’accoglienza super calorosa, quindi grazie davvero a MUG perché mentre la nostra ricerca procedeva un po’ alla rinfusa, qua abbiamo trovato una porta aperta. Abbiamo messo le radici a MUG poco dopo l’apertura e abbiamo realizzato qua lo studio dove scriviamo e registriamo sia i nostri podcast che i nostri video. Siamo resident da più di un anno e mezzo, ci siamo da subito trovati molto bene e quindi abbiamo deciso di restare. Una cosa positiva è che nel tempo si è creata anche una bella community, fatta di tanti professionisti con i quali condividiamo non solo gli spazi fisici, ma anche momenti ricreativi e di svago. Ora stiamo qua ancora più volentieri.
Essere a MUG vi ha dato anche delle possibilità in più anche dal punto di vista lavorativo?
Sì, al 100%. Innanzitutto per una startup come la nostra è fondamentale trovare una casa, avere una base operativa, e da questo punto di vista siamo stati fortunati. Poi Emil Banca ha scelto di darci da subito fiducia per la realizzazione di un podcast in partnership, questo ci ha dato un aiuto incredibile. A posteriori è stata una scelta davvero lungimirante perché il podcast in questione (sulla storia del credito cooperativo) lo presentiamo tutt’ora come un case study di successo, ha dei buoni numeri di ascolti e abbiamo anche realizzato una sua versione di lettura dal vivo. Quando i clienti lo ascoltano ci chiedono di replicare qualcosa del genere. In generale siamo estremamente grateful della fiducia ricevuta, perché all’inizio per una startup non è banale trovare aziende interessate a collaborare.


Quali sono i vostri tratti distintivi? Avete detto che ci sono sempre più player nel vostro settore, in cosa vi differenziate?
Noi probabilmente abbiamo due tratti distintivi, che penso siano i nostri veri punti di forza.
Per prima cosa siamo fra i pochi divulgatori di educazione finanziaria sui social media che hanno un passato forte da professionisti del settore di cui parlano. Non siamo studenti di economia che hanno creato una pagina Instagram o neanche semplici appassionati. Noi abbiamo fatto nascere la startup dopo 4/5 anni di esperienza nel mondo della finanza: Francesco faceva l’investment banker a Londra e io facevo modelli di rischio di credito per banche commerciali. Quello che ci distingue dalla maggior parte delle persone che fanno divulgazione sui social media è quindi di avere questo passato professionale, in questo settore non è così comune perché i lavori in finanza pagano bene. Noi per prendere la decisione di abbandonare il lavoro dipendente e fare startup abbiamo rinunciato a stipendi molto alti e garantiti, mentre fare startup non ha nulla di certo. Il nostro passato professionale ci permette di avere una prospettiva abbastanza “pulita” sulla finanza, non inquinata da fuffa o hype. Noi la finanza l’abbiamo vista da dentro, sappiamo che cos’è e come funziona. Siamo consapevoli dei meccanismi che la regolano e questo ci permette di spiegare le cose con un tono pacato che non cede all’hype del momento o a mode (come quelle delle cryptovalute) cercando invece di essere educativi e oggettivi.
Oltre a questo, cerchiamo di mantenere un linguaggio sempre accessibile a tutti. Ci rivolgiamo a un pubblico generalista, non a un pubblico tecnico. Ci prendiamo il tempo per spiegare bene le cose anche a lungo e senza fretta, perché alcuni concetti non si possono esprimere in soli 15 o 30 secondi.
Chi vi piacerebbe incontrare in un futuro prossimo? Con chi vorreste lavorare?
Noi lavoriamo principalmente con soggetti privati, una cosa che non ci è ancora capitata invece è un contatto con le istituzioni pubbliche. Ci piacerebbe lavorare con istituzioni che hanno a cuore l’educazione finanziaria perché ci consentirebbe di fare determinati lavori senza dover gestire un conflitto di interessi che c’è ad esempio se lavori con le banche. Non c’è nulla di male, gestire i conflitti di interessi fa parte del nostro lavoro e va benissimo così, ci piacerebbe però avere anche una nicchia di lavoro con le istituzioni, come le scuole, che ci permetterebbe poi di fare educazione finanziaria in maniera più “rilassata”. Ben venga che i privati vogliano trattare questi temi insieme a noi, ma ci piacerebbe lavorare anche con soggetti pubblici.
Quale è stato un fallimento o insuccesso che volete condividere?
Ottobre 2022 è stato un po’ il nostro punto di svolta, c’è stato un giorno in quel mese dove ci siamo guardati in faccia e ci siamo detti “qua dobbiamo tirare giù la saracinesca e chiudere tutto”. Era un periodo che i clienti non arrivavano, l’audience era bassa e certi format non funzionavano, nonostante ci lavorassimo tutto il giorno. Abbiamo provato anche a svenderci ma ottenevamo un effetto negativo. Avevamo paura di finire tutti i soldi, i mesi precedenti li abbiamo passati lavorando sodo, ma con pochissime soddisfazioni. Sono stati momenti “dark”, ed è stato abbastanza problematico. Poi sono iniziati ad arrivare i primi contratti interessanti e ci siamo resi conto che stavano cambiando le cose. Anche sui social in poco tempo siamo cresciuti tanto, poi dopo i primi progetti con i primi clienti la voce si è sparsa e abbiamo capito che il bisogno di educazione finanziaria esisteva e quindi il nostro prodotto era azzeccato. Eravamo in un mercato in crescita, solo che i nostri potenziali clienti non ci conoscevano o comunque non venivano da noi. Diciamo che i primi mesi dopo la costituzione della startup sono stati molto duri, ma col tempo ci siamo resi conto che il nostro prodotto poteva essere giusto e non abbiamo mollato. Ora le cose vanno meglio.


Quale frase o canzone volete condividere con la community social di MUG?
Luca: Beh, possiamo usare una citazione di Tinder Trap, il podcast sul credito cooperativo, o ci viene in mente qualcosa di più originale?
Francesco: Io ho recentemente scoperto il rock anni ’70 e ’80 – arrivo tardi alle cose – quindi la citazione perfetta che sta bene sia per chi fa startup che per chi ama il rock è “It’s a long way to the top if you wanna rock and roll”