Agnese Agrizzi è fondatrice e amministratrice di Ginger Crowdfunding, un’impresa che dal 2013 gestisce la piattaforma Ideaginger.it per promuovere cultura e buone pratiche del reward crowdfunding. Ginger, che negli anni ha lanciato oltre 10 piattaforme, ha raccolto oltre 4,5 milioni di euro con un tasso di successo del 90% per più di 420 campagne gestite. Durante l’anno, organizza laboratori e corsi di formazione, e offre consulenze e servizi a 360° alle organizzazioni e imprese che vogliono progettare una campagna o sviluppare una piattaforma di crowdfunding.
Intervista:
1. Nelle ultime settimane abbiamo speso molto tempo bloccati a casa, pensando alle prospettive future. Pensi che sia cambiato qualcosa nella mentalità delle persone, specialmente su temi come la sostenibilità?
Agnese: Senza dubbio questa emergenza ha comportato un cambiamento: il mercato del crowdfunding, per esempio, ha visto un picco verso l’alto, sia in termini di donazioni sia di nuovi progetti, che fossero questi ultimi emergenziali, di adattamento al lock down o di innovazione sociale e tecnologica nel medio termine; il vantaggio del digitale poi, è indubbiamente un fattore che ne determina il successo. Stare a casa non ha significato essere bloccati, anzi: basti pensare ai workshop organizzati da Ginger, trasformati subito in webinar, sold-out ogni settimana. Soprattutto, infatti, l’emergenza ha messo in risalto la necessità di competenze manageriali, di cultura strategica e di nuovi strumenti per affrontare efficacemente le occorrenze. Un processo di integrazione tra tecnologia e soft skills proprio di Ginger fin dalle sue origini, che il covid19 ha senza dubbio messo in risalto.
2. Sei la fondatrice di un’importante piattaforma di crowdfunding in Italia: in cosa consiste il crowdfunding e qual è la tua opinione sul trend attuale? È rilevante per I temi di sostenibilità ed economia circolare?
Agnese: Coinvolgere la comunità su progetti concreti e la forte componente narrativa rappresentano i due pilastri di una campagna di crowdfunding. Stabilire un obiettivo economico da raggiungere con il contributo di molti entro una scadenza permette a un progetto di raccontarsi nella sua specificità. Spiegare come i fondi verranno impiegati da un lato crea fiducia, dall’altro è un’opportunità per raccontare il proprio modo di intervento nel settore. Mentre internamente il team si obbliga a lavorare in maniera strategica, esternamente lavora per sensibilizzare e creare partecipazione raccogliendo al tempo stesso le risorse necessarie.
L’integrazione tra concretezza e comunicazione rende il crowdfunding un ottimo strumento per diversi settori. Con Emilbanca, per esempio, abbiamo organizzato proprio pochi giorni fa un evento dedicato a “Crowdfunding e territorio” che ha permesso di raccontare come gli asset e i servizi culturali, ambientali e di ricettività dei nostri territori debbano essere valorizzati anche in termini economici. La sostenibilità delle imprese che poggiano su cultura, turismo lento, tradizioni e antichi mestieri, territori rurali e montani è essenziale. E in questo momento storico in particolare, con il crowdfunding diamo il nostro contributo.
3. Hai mai lavorato a un progetto focalizzato sulla sostenibilità?
Agnese: A proposito della partnership con Emilbanca, mi viene in mente un progetto che abbiamo recentemente sostenuto insieme: ‘Un pontile per Baura!’. La campagna di raccolta fondi si pone l’obiettivo di creare una nuova via turistica tramite uno dei canali d’acqua che attraversa Ferrara, così da permettere al visitatore di muoversi ed esplorare i paesaggi naturali e i paesi limitrofi alla città. Una esperienza che spiega come il crowdfunding vada oltre la raccolta di risorse economiche, seppur essenziali: coinvolgere la città, permettendo al sostenitore di sentire il progetto “un po’ suo” e portandolo ad essere il primo a partecipare e promuovere l’iniziativa.
Sulla nostra piattaforma verifichiamo ogni giorno che il desiderio di dare il proprio contributo è alto, anche su tematiche ambientali. Il progetto “Và sentiero” vede impegnato un team di sei ragazzi che con il pretesto di percorrere il Sentiero Italia, 7.000 km che attraversano le terre alte della nostra penisola, vuole dare voce alle comunità montane e alle loro ricchezze, ai loro prodotti e alla loro meravigliosa ospitalità. Stanno finanziando la loro impresa con il crowdfunding che gli ha permesso di raccogliere oltre 60.000 euro da migliaia di persone che oltre a donare si uniscono a loro nel cammino. Questo, insieme ad altri, è il primo passo per la creazione di un nuovo indotto economico e eticamente responsabile.

4. Quali sono le caratteristiche di una campagna di crowdfunding incentrata su progetti ‘sostenibili’?
Agnese: La sostenibilità non può essere calata dall’alto ma è un processo culturale che si instaura grazie a progetti concreti che coinvolgono i vari stakeholder. E un investimento economico, piccolo o grande che sia, è il miglior coinvolgimento.
La sostenibilità va costruita nel tempo e non è indotta mediante sanzioni ma focalizzandosi sugli interessi a lungo termine di ciascuno. Prendendo ad esempio il caso menzionato, ‘Un pontile per Baura!’, il fatto che una banca cooperativa sia coinvolta, dia un sostegno al progetto e ne possa dare testimonianza lungo una campagna pubblica, permette di rafforzare il progetto fin dalle sue radici.
Da anni lavoriamo con imprese che vogliono testimoniare la loro attenzione verso la comunità attraverso il co-finanziamento di campagne di crowdfunding proposte dal terzo settore; questa modalità di intervento è particolarmente adatta per il settore della sostenibilità. Siamo già al lavoro in questo senso anche con enti pubblici che in questo modo premiano i progetti utili, nuovi e sostenibili nel tempo dei loro territori o settori.
5. Quale pensi sarà il prossimo grande trend del crowdfunding?
Agnese: Auspico un sempre maggior impiego del reward crowdfunding da parte delle imprese e start up come strumenti di lancio di prodotti e servizi. Una campagna di prevendita con il crowdfunding è un ottimo strumento per anticipare il ‘go to market’ testando il proprio mercato e abbassando il rischio d’impresa. Usare il crowdfunding in una fase di seed, oltretutto, significa poter usare la propria storia di imprenditore e calcare la mano sugli elementi particolari, per innovazione o qualità proposta, che contraddistinguono la propria impresa.
Stiamo poi ricevendo molto interesse da parte dell’amministrazione pubblica ai quali proponiamo di usare lo strumento del crowdfunding come intervento di regia politica, che offre al terzo settore e alle imprese di formazione uno strumento innovativo di finanziamento; abbiamo da poco infatti lanciato un bellissimo progetto con il Comune di Milano.
6. Qual è il prossimo grande obiettivo di Ginger?
Agnese: Dal 2018 al 2019 abbiamo avuto un tasso di crescita del 90% sui fondi raccolti e progetti seguiti. Sarebbe una grande soddisfazione confermare un trend positivo per quest’anno, garantendo servizi tecnologici e di consulenza di alta gamma. Ginger si è sempre contraddistinta per la qualità dell’offerta; ci auguriamo quindi di allargare ulteriormente il nostro parterre di stakeholders, mantenendo i nostri standard di efficacia.